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Pavullo Estate Fotografica 2004Il corpo è un semplice sostrato La sua bellezza è dell’anima?
La bellezza è consapevole di essere tale? Si pone domande a riguardo? La bellezza è perfezione o imperfezione? Si evidenzia con suscettibilità appagando il corpo attraverso i sensi Oppure è una cognizione libera dalla concretezza? Il bello permane o trascorre? Non sarà proprio nel trascorrere la bellezza?
(D.Apostoli)
Quando sarai vecchia e grigia e sonnolenta, col capo tentennante accanto al fuoco, prenditi questo libro, e lentamente leggilo, e sogna del tenero sguardo che gli occhi tuoi ebbero un tempo, e delle loro ombre profonde; quanti furono a amare i tuoi attimi di grazia felice, e quanti amarono, con falso e vero amore la tua bellezza; ma uno solo amò l’anima peregrina che era in te, e il dolore del tuo volto che muta.
W.B. Yeats – Quando tu sarai vecchia – Poesie – Arnoldo Mondadori Editore, 1974, Milano |
dal catalogo Rovesciando la classica associazione tra bellezza e giovinezza, il lavoro di Dario Apostoli propone un insolito connubio tra bellezza e vecchiaia. I suoi ritratti di anziani, memori di alcuni lavori di Alfred Stieglitz e di Georgia O’Keeffe, sono indagini sui volti e sui dettagli della pelle (finanche delle imperfezioni cutanee), sui capelli, sulle mani, come a comporre una mappatura delle metamorfosi che il tempo e l’esperienza hanno impresso sul corpo. Non prive di allusioni al tema della vanitas, queste immagini rivelano un aspetto della bellezza più legato alla verità dell’immagine; il bianco e nero modulato sensibilmente e le inquadrature molto ravvicinate, fino agli esiti di astrazione formale di certi dettagli, le rendono non pienamente ascrivibili al genere del ritratto. Il fotografo, lontano da ogni partecipazione emotiva coi soggetti o compiacimento estetico, pare invece soffermarsi sul gioco concettuale tra pelle/pellicola fotografica come superficie sensibile.
(Silvia Ferrari)
La riflessione sull’estetica realizza nell’opera di Dario Apostoli un rovesciamento della visuale, si affaccia sull’altro lato del corpo, scegliendo la vecchiezza dei volti come paesaggio dell’icona. In una istallazione fotografica composta da dittici sul tema del raddoppio, il volto anziano appare nella sua bellezza consegnata all’astrazione del paesaggio dermico, che diviene deserto, duna, cratere secondo una modalità – quella del particolare eletto a opera – largamente praticata dal fotografo. Ma la suggestione del lavoro è nell’umanità autentica degli sguardi e delle posture, dignitoso e toccante crepuscolo della materia – il dittico dell’anziana che s’appisola – la cui bellezza transita nel deperimento, vi soggiorna come un barlume prima della trascendenza.
(Paolo Donini)
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